Era una notte di lupi feroci, l’abbiamo riempita di luci e di voci

 

foto Giuseppe Cannistrà
foto Giuseppe Cannistrà

Libertà è partecipazione, lo diceva Gaber. E libertà e partecipazione sono politica.
Bicicritica è politica. Non è la politica negli schemi di potere che due anni prima delle elezioni inizia estenuanti campagne elettorali per accaparrarsi una fetta di responsabilità sulle speculazioni che si faranno a spese dei cittadini, è una politica diversa: è politica nel senso etimologico del termine.
E’ la città che si ritrova, che si unisce e che ricomincia volontariamente a condividere entusiasmo ed energia. E’ la prova della necessità diffusa di costruire qualcosa che sia buono e di farlo insieme e in maniera diretta, senza deleghe. Bicicritica è politica perchè si riprende tutto quello che è nostro e di cui forse ci eravamo dimenticati.
Giovedì 18 luglio circa 300 biciclette, incontrollabili, hanno sfrecciato giù dal Castello e hanno assediato la città, prendendosi le strade e togliendo spazio alle auto. La linea non è unica e le motivazioni sono le più svariate; sono individuali e collettive; è la voglia di passeggiare in bicicletta; è l’impegno ambientalista e la pretesa di strade più sicure; è la pulsione anarchica di creare conflitto.
L’obiettivo, invece, è unico: un mondo migliore; città, persone e spazi liberi.
Infatti giovedì è stata liberata Piazza Roma, da sempre punto di partenza della manifestazione. Questa volta Bicicritica ha preso la piazza e se l’è tenuta, l’ha occupata per una notte di musica dando alla nostra città una gioia che le mancava da tanto tempo, ha dato vita ad una piazza sempre deserta ed è cresciuta, è cresciuta così tanto che adesso ha bisogno di più aria e spazi più grandi.

 

Collettivo Bicicritica

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