Milazzo, perchè si rapina a 15 anni

banksy

“Milazzo, a 15 anni già accusato di tre rapine” titola Oggimilazzo parlando del “rapinatore seriale milazzese”.
Facciamo finta che l'articolo non sia finalizzato a gettare fango su questa persona e fingiamo anche che non sia l'ennesima notiziuola di pettegolezzo scritta solo per alimentare le chiacchiere dei cortili: 
usiamo la notizia come spunto per trattare una tematica locale ma allo stesso tempo globale, quella della cosiddetta “microcriminalità” e, contestualmente, degli spazi sociali.

E' facile, dopo ripetute rapine, puntare il dito e tacciare di “criminale” un ragazzino di 15 anni che anziché giocare a pallone rapina negozi. Partendo dal presupposto che nessuno è “criminale”, quello che bisogna domandarsi prima di giudicare, è il perché questo accade.
L'articolo dice chiaramente che il giovanotto viene dalle case popolari. 
Queste, sebbene dovrebbero essere un sussidio per le famiglie indigenti, sono posizionate in modo del tutto decentrato rispetto al resto della città favorendo, al contrario, l' emarginazione e l'esclusione da
contesti sociali attivi. A causa della distanza, chi abita nelle case popolari difficilmente può raggiungere il centro di Milazzo.
I ragazzi spendono il loro tempo nei cortili tra un palazzo e l'altro, giocando in strada e condividendo idee e formamentis culturale. Accade 
anche che, per ragioni diverse, molta gente che abita alcune zone popolari ha avuto esperienza di carcere e, se si vive in contesti ristretti e isolati, è facile che condividendo le proprie idee queste diventino un esempio per i più piccoli, i quali cresceranno con valori e modelli che nel tempo porteranno anche loro ad avere problemi.
Nel caso di Milazzo, come di moltissimi altri luoghi, la causa di questo fenomeno è il vasto strato di povertà che dovrebbe godere di maggiori aiuti economici, ma anche la struttura del tessuto urbano che anziché contribuire all'integrazione delle frange più disagiate, le isola. Chi è relegato ai confini della città e vive quotidianamente il senso di esclusione accompagnato dall'assenza di sussidio per arrivare a fine mese, non si sente parte della società e di conseguenza sarà portato ad infrangerne le regole.
I singoli individui non hanno colpa né del loro isolamento né del loro status economico ma vivono ogni giorno l'abbandono da parte di quelle istituzioni che sono le vere colpevoli e che con il loro operare 
generano guerre tra poveri.
A fare attività sociali nelle periferie milazzesi, forse, c'è solo
qualche oratorio. Il carattere educativo della scuola si perde quando insegnanti e professori si rendonoconto della difficoltà che alcuni casi comportano e non trovando nelle famiglie dei punti di riferimento, mettono da parte e proseguono i loro programmi con chi “sta al passo”.
La città manca di centri di aggregazioni, ovvero luoghi autofinanziati, che non comportino dispendio di denaro e che permettano ai giovani di ritrovarsi e condividere idee diverse ma anche ritrovarsi in attività di carattere ricreativo-culturale che permettanolo sviluppo della coscienza critica del vivere civile e sociale.
E' dimostrato infatti, che le città in cui gli spazisociali sono in numero maggiore e lavorano in e per quartieri disagiati, riducono la criminalità giovanile operando anche un lavoro a lungo termine: i bambini che fin da piccoli vengono sottratti alla strada e al percorso verso la criminalità a cui questa induce, crescono con dei valori sociali più radicati che condizionano anche la loro vita da adulti.
Le periferie non devono essere "altro" dal centro, così come non si deve emarginare e condannare chi cresce in ambienti in cui si esiste inquanto si "delinque". Gli spazi abbandonati siano utilizzati per concepire una cultura aggregativa e non indifferente e discriminatoria.

Una risposta a “Milazzo, perchè si rapina a 15 anni”

  1. “Facciamo finta che l’articolo non sia finalizzato a gettare fango su questa persona e fingiamo anche chenon sia l’ennesima notiziuola di pettegolezzo scritta solo per alimentare le chiacchiere dei cortili”. Cioè un organo di stampa (anche la gazzetta e il Giornale di Sicilia hanno riportato la notizia) si sveglia e racconta un “pettegolezzo” su un quindicenne di cui si riportano le iniziali, le circostanze, la zona in cui vive, i mesi di reclusione decisi da un giudice (con nome e cognome), per sentito dire o “gettare fango”? O pensate che un quindicenne con alle spalle due rapine a mano armata sia un pettegolezzo? Ora capisco perchè vi chiamate Milazzo Rossa. Rossa di vergogna per le minchiate che scrivete facendovi quelle che tecnicamente si chiamano “seghe mentali”. Pedalare, va…

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