Più che manifestazioni, sfilate di tipo paramilitare con i partecipanti disposti non per file, ma incolonnati e in movimento al passo dei tamburi. Nessuno ai lati. Tutti in divisa: magliette o felpe nere, pantaloni dello stesso colore, anfibi ai piedi. Moltissime le fiaccole. Davanti, ad aprire il corteo, un nugolo di bandiere con la croce celtica. Così la manifestazione neofascista di Milano lo scorso 29 aprile, presenti tutte le sigle dell’estrema destra, organizzata per commemorare oltre ai caduti missini degli anni Settanta, Sergio Ramelli ed Enrico Pedenovi, Carlo Borsani, un gerarca fascista, firmatario del Manifesto sulla razza, nonché collaboratore dei nazisti, fucilato dai partigiani alla liberazione della città.
Ecco il piano casa… da “il manifesto” – Rassegna stampa
DA IL MANOFESTO DEL 12 APRILE 2014
C’era qualche preoccupazione nel pensare di aprire il ragionamento sul Piano casa del governo Renzi ricordando la figura di Giorgio La Pira. Temevo infatti che la lingua incontinente del premier avrebbe sepolto il grande sindaco della Firenze degli anni del dopoguerra sotto la sequela di insulti che dedica ormai al meglio della cultura italiana, da Rodotà a Zagrebelsky e Settis. Un altro professorone da disprezzare, o meglio un estremista. La Pira lasciò infatti di stucco l’opinione pubblica dell’epoca perché requisì molti appartamenti non utilizzati per assegnarli alle famiglie povere e per i senza tetto. Un adempimento audace, ma iscritto nella Costituzione (art. 3) che conosceva alla perfezione avendo fatto parte dell’assemblea costituente.
Anche oggi ci sono decine di migliaia di famiglie e di giovani che non hanno la possibilità di avere una casa, ma la musica è cambiata. Nell’articolo 5 del decreto legge n. 47 (finalmente pubblicato pochi giorni fa) «Piano casa per l’emergenza abitativa» si afferma che nelle occupazioni abitative che punteggiano molte grandi aree urbane del paese e che riguardano, come è noto, edifici abbandonati da tempo, è vietato allacciare i pubblici servizi, acqua e luce elettrica. La Pira era un cattolico come il premier e come il ministro per le infrastrutture Maurizio Lupi e quell’articolo dimostra l’abisso culturale che li divide. Quest’ultimo ha definito delinquenti gli occupanti. (CONTINUA A LEGGERE L’ARTICOLO)