I neofascisti di allora e le verità di oggi, quarant’anni dopo. O meglio le parziali verità di oggi. Le motivazioni della Cassazione che rinvia nuovamente a giudizio Maggi e Tramonte sono state finalmente diramate: i due hanno ricevuto un “ipergarantismo distorsivo” che non tiene effettivamente conto del loro ruolo di primo piano nella strage di Brescia del 28 maggio 1974. E’ la prima volta che si ricorre a questa formula per riaprire un processo, in cui Maggi e Tramonte saranno chiamati a rispondere nuovamente dell’accusa di essere i mandanti e gli esecutori materiali di quell’attentato. A quarant’anni di distanza, e non solo col clamore suscitato da queste motivazioni, è acclarata la matrice fascista della strage, ma non sono chiari gli esecutori. D’altronde non potrebbe essere altrimenti in un paese in cui gli uomini di potere dal volto scarnificato (“le maschere funebri” di cui ci parlava Pasolini) si sono serviti, e viceversa, della destra eversiva, capace di mantenere il doppiopetto istituzionale e di piazzare bombe “distorsive”, appunto. Quando parliamo di nuova destra in Italia (ma non solo), oggi, dobbiamo ricordare la storia dei “padri” dei vari Meloni, Crosetto, Storace, Alemanno, La Russa e dei vari gruppuscoli dal linguaggio violento. L’ipergarantismo di cui ci parla la Cassazione ci spiega che lo Stato (s)fascista di quegli anni e, purtroppo, con “maschere funebri” diverse, di oggi, ha difeso e difende coloro i quali furono il suo braccio armato. Difendendo anche chi oggi, legittimato vent’anni orsono dalle palleittes berlusconiane, cerca di annullare la dicotomia “fascismo/antifascismo”. Speriamo che un giudice garantisca, questa volta, le responsabilità di quella strage e di tutti gli eccidi compiuti dalla mano nera protetta dallo scudo crociato.
“Il vuoto del potere” ovvero “l’articolo delle lucciole” di Pier Paolo Pasolini